“LASCIAR ANDARE…”
di Mariangela De Fabrizio
Lasciare andare vuol dire smettere di avere potere su qualcuno, non è mancanza di interesse e non è vittimismo, è un forte gesto di fiducia e di amore verso sé stessi e verso gli altri. È permettere l’espressione e l’agito in virtù del proprio volere, è un gesto coraggioso per noi, ci permette di scoprire il mondo e di avere fede in noi. È metterci nella posizione di scoprire il mondo.
È permettere che le cose seguano il loro corso, come l’acqua di un fiume che scorre e non si può fermare o far andare al contrario. È l’atto che segue la presa di coscienza che la relazione non poteva continuare. Imparare a lasciare andare ci libera, ci lascia spazio perché l’amore continui a scorrere facilitando il processo per cui la persona segua la sua vita, il suo percorso in avanti, seguendo quello che è buono per lei. È una dimostrazione di onestà nei nostri confronti e nei confronti dell’altro, è dare dignità a quello che c’è stato e a noi stessi. Considerare quello che di buono c’è stato e liberare l’altro e se stessi da una relazione che non va più. È rompere l’attaccamento e rinunciare all’avidità rompere una catena e predisporsi a nuove occasioni, a nuove possibilità.
La vita è in costante cambiamento offre sempre nuove possibilità e afferrarsi a qualcosa che non funziona significa accontentarsi e rimanere nel lamento, ci intestardiamo nella lotta per qualcosa che non dà frutti, perdiamo l’opportunità di lasciar entrare nella nostra vita cose nuove. La natura in questo è saggia, pensiamo agli alberi in autunno che lasciano cadere le proprie foglie, queste diventano concime per la terra e l’albero lascia cadere quello che ormai è andato e ha terminato il suo ciclo vitale e si predispone per affrontare il duro e freddo inverno per poi rifiorire in primavera regalandoci spettacoli meravigliosi. Gli alberi lasciano andare ciò che deve andare e accolgono ciò che viene.
La fine di una relazione ci segna profondamente, ci sentiamo rotti, frantumati a pezzi, il processo di ricostruzione e riparazione di noi è lento e richiede un grande lavoro su di noi. Alla fine la rinascita, siamo nuovamente nel mondo, mettiamo dell’oro sulle nostre ferite e le rendiamo preziose. Si lavora per rimettere insieme i pezzi, lavorare le ferite e se manca qualcosa viene evidenziato e non nascosto. Come nell’antica arte giapponese del Kintsugi. Quest’arte giapponese prescrive l’uso di un metallo prezioso – che può essere oro o argento liquido o lacca con polvere d’oro – per riunire i pezzi di un oggetto di ceramica rotto, esaltando le nuove nervature create. La tecnica consiste nel riunirne i frammenti dandogli un aspetto nuovo attraverso le cicatrici impreziosite. Ogni pezzo riparato diviene unico e irripetibile, per via della casualità con cui la ceramica si frantuma e delle irregolari, ramificate decorazioni che si formano e che vengono esaltate dal metallo. Con questa tecnica si creano vere e proprie opere d’arte, sempre diverse, ognuna con la propria trama da raccontare, ognuna con la propria bellezza da esibire, questo proprio grazie all’unicità delle crepe che si creano quando l’oggetto si rompe, come fossero le ferite che lasciano tracce diverse su ognuno di noi.
Nella vita di ognuno di noi, forse, si deve cercare il modo di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di crescere attraverso le proprie esperienze dolorose, di valorizzarle, esibirle e convincersi che sono proprio queste che rendono ogni persona unica, preziosa.
In psicoterapia della Gestalt si lavora per il raggiungimento della consapevolezza, perché solo con la consapevolezza può esserci una vita reale attraverso la quale uscire dal caos e vedere meglio contraddizioni, incoerenze e fantasie alla base di conflitti. Lasciare andare non è facile! Richiede coraggio e la piena convinzione che allontanarsi da un rapporto, da un’amicizia o situazione è fondamentale per il nostro equilibrio e la nostra felicità. Saper riconoscere la necessità di chiudere un cerchio rappresenta già di per sé un atto di maturità. Tuttavia, la sola consapevolezza non basta, ci vuole il passaggio all’agire. E allora si passa a sperimentarsi come attori della propria vita, e dunque dopo il risveglio della consapevolezza, del senso di realtà si passa all’assunzione di responsabilità. Obiettivo della psicoterapia della gestalt è permettere alla persona di essere capace di sperimentare e di essere in contatto con l’esperienza. Ma la sensazione più bella è la leggerezza e la sensazione di apertura del cuore che si acquista è sentirsi vivi nel mondo e che poi può essere investita altrove, anche in nuove relazioni, si può ritornare ad amare. Sensazione che ripaga di tutta la sofferenza e dell’impegno del lavoro di “ricostruzione”, un lavoro profondo, un vero contatto con noi stessi. E della relazione precedente ci portiamo nel cuore la gioia di aver scoperto qualcosa di nuovo rispetto a noi.