Un rapporto che respira è come il corpo, vive! 

“Un vero rapporto – nella terapia, nel matrimonio o tra genitori e figli – respira: c’è fusione e c’è separazione; ci sono momenti di passaggio: avvicinamento dalla lontananza e allontanamento dalla vicinanza. Un rapporto che respira è un rapporto vivo: un rapporto in cui non si cerchi la giusta distanza, – né troppa né troppo poca — è un rapporto formale, morto; o piuttosto imbalsamato.”

B.Simmons

 

La “relazione” è un concetto astratto: quando sono con una persona, non parlo di rapporto, non lo ipotizzo, altrimenti falsifico un processo vivo, lo reifico, parlo piuttosto di me e di te, di noi.

“Io sono io. Tu sei tu.

Io non sono al modo per soddisfare le tue aspettative.

Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.

Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa.

Se ci incontreremo sarà bellissimo;

altrimenti non ci sarà stato niente da fare”.

F.Perls

 

L’invito è essere quello che si è, ad assumersi la responsabilità dei propri comportamenti e abbandonando le aspettative che costruiamo sugli altri. Soltanto così possiamo incontrarci autenticamente nel “qui ed ora” e fare del “noi” qualcosa di vivo.

Siamo sempre e anche dipendenti, abbiamo bisogno di qualcuno per curare le nostre ferite. Siamo dipendenti e siamo autonomi, non c’è contraddizione nell’ammettere questo, non c’è nemmeno patologia. L’individuo è un essere indipendente e al contempo fa parte di un sistema, che sia la famiglia, la coppia, ecc. … Ed è per questo che un rapporto deve respirare oscillando fra separazione ed individuazione, fusione e distanza, aspetti che sono presenti nella nostra natura di esseri umani.

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