Mal'amore NO!
Programma psico-educazionale per la riabilitazione di uomini maltrattanti
Quando si parla di violenza di genere, l’attenzione è rivolta soprattutto alle vittime, generalmente le donne, ma questo distoglie lo sguardo dall’importanza di un lavoro con quelli che si trovano ad esserne gli autori, generalmente gli uomini. La violenza all’interno di una relazione si rivela con sistematicità e con molteplici manifestazioni, si parla di violenza fisica, psicologica, economica; non è un atto isolato, ma continuativo con cui il maltrattante stabilisce una efficace strategia da attuare e reggere per esercitare potere e controllo sull’altro.
Oltre a condannare e punire la violenza, è necessario prevenirla e per fare questo dobbiamo comprenderne a fondo le motivazioni, le dinamiche e i fattori sociali, educativi e psicopatologici. La nostra esperienza in ambito clinico ci ha reso consapevoli di quanto gli uomini autori di violenza siano esseri umani con pochi strumenti a disposizione per potersi esprimere, e spesso con vissuti di fragilità, impotenza, e maltrattamento. Quando queste condizioni arrivano all’estremo, questi uomini diventano pericolosi. La fragilità si maschera di rabbia, durezza, ostinazione, e spesso si accompagna anche a problemi di dipendenza, di cui però non sembrano avere il pieno controllo, né la consapevolezza.
Guardare gli uomini solo come carnefici non è funzionale, ma serve una strategia che vada oltre l’ottica della correzione e della punizione e che ci permetta di comprendere la storia, i vissuti e i sentimenti di questi uomini, che vedono la compagna come un oggetto o una nemica, e la loro mancanza di consapevolezza sulla pericolosità di un processo che va fermato a partire dalle prime avvisaglie, che non vanno mai sottovalutate.
Le emozioni presenti sono spesso difficili da comprendere e tollerare e questo porta alla tendenza ad agiti che creano l’illusione di superare una fortissima conflittualità e tensione interiore, ma contemporaneamente alimentano l’incapacità di esprimere e dare senso ai propri sentimenti senza recare danno all’altro. Da qui la necessità di un lavoro educativo e psicoterapeutico sulle emozioni, che permetta a questi uomini di riconoscerle, comprenderle, esprimerle e dare parola in modo diverso anche al loro bisogno di essere amati e apprezzati, questo per aiutarli a non essere più parte del problema, ma protagonisti del cambiamento, mettendo il proprio impegno e responsabilità nel trovare un nuovo modo di stare in relazione.
Come previsto dall’articolo 16 della Convenzione di Istanbul (3), diventa centrale il lavoro sulla prevenzione rispetto alla comparsa e all’escalation dei comportamenti violenti, ed in particolare sull’attuazione di percorsi di rieducazione, che affianchino gli interventi di contrasto alla violenza domestica e di genere. Fermo restando sempre l’aspetto prioritario del supporto, della protezione e del sostegno alle vittime, attraverso programmi attuati in stretto coordinamento con i servizi specializzati.
Se scopo primario del lavoro con gli uomini maltrattanti è l’interruzione della violenza, garantendo la sicurezza delle vittime, l’intervento necessita di un cambiamento culturale più ampio che porti al superamento degli stereotipi di genere, che sono l’humus di cui si nutrono discriminazione e violenza.
Il lavoro sulla violenza di genere non può prescindere da interventi rivolti alle donne, vittime ma anche spesso inconsapevoli portatrici di eredità culturali che le rendono cieche e inconsapevoli dal fatto di trovarsi incastrate in dinamiche di potere e sopraffazione. Donne che, perché coinvolte in una relazione d’amore, perché intrappolate in situazioni di dipendenza anche economica, e/o perché inconsapevoli portatrici di una cultura patriarcale e maschilista, spesso sono incapaci di comprendere che stanno vivendo con il loro compagno una relazione di potere e di possesso, e che questo comporta un pericolo per la loro incolumità. Queste donne hanno bisogno di aiuto, di sostegno psicologico, di un confronto in cui senza giudizio possano guardare con occhi diversi le loro relazioni e se stesse, anche di protezione, sostegno economico e legale.
La prevenzione necessita di interventi e professionalità differenti a seconda della tipologia dei soggetti a cui si rivolge (il singolo, il gruppo, la comunità) e dell’arco temporale previsto dall’intervento (breve o lungo periodo). Gli interventi del programma psico-educazionale saranno di carattere educativo, formativo, psicologico, sociologico, e naturalmente di supporto legale o di collaborazione con le Forze dell’ordine.
In particolare la prevenzione primaria riguarderà interventi finalizzati alla promozione del benessere sociale e familiare, e dunque al contrasto di situazioni che favoriscono la violenza o la sua promozione.
La prevenzione secondaria interverrà nelle fasi iniziali del processo di escalation o nelle situazioni in cui la violenza è in uno stato latente o sottosoglia.
La prevenzione terziaria, infine, è finalizzata al contrasto della violenza agita e ad evitare l’escalation dei comportamenti violenti o delle recidive.
Prevenzione Primaria
A chi è rivolta?
La prevenzione primaria si rifà ad interventi finalizzati alla promozione e al mantenimento di uno stato di benessere e ad evitare la generazione di situazioni di violenza e/sopraffazione. Interviene laddove la violenza non è ancora manifesta e sui fattori che ne possono causare l’insorgenza, partendo dall’individuazione di tali fattori (p.e. cultura patriarcale e maschilista, visione delle relazioni come forma di possesso, incapacità di riconoscere ed esprimere le emozioni, che si trasformano così in agiti più o meno violenti), fino alla creazione di interventi specifici su ognuno di essi.
Per questi motivi gli interventi di prevenzione primaria sono rivolti a tutti, uomini e donne, adulti e bambini, insegnanti e alunni, e tutti coloro che lavorano nelle istituzioni pubbliche e private ecc., con progetti specifici realizzati nei diversi contesti sociali e relazionali, e sono orientati allo sviluppo di esperienze e competenze che permettano ai diversi attori di riflettere sull’impatto della cultura patriarcale, sulle differenze di genere, sui modelli relazionali basati sul concetto di possesso e sulla capacità di riconoscere, pensare ed esprimere le proprie emozioni. *
OBIETTIVI GENERALI:
- Creare una nuova cultura che faccia sì che il cittadino, fin dall’infanzia, diventi protagonista della propria vita e del suo futuro e non sia soltanto un consumatore di una realtà preconfezionata.
- Coinvolgere tutti gli attori in una riflessione personale su quali siano le criticità e i punti di forza della cultura di riferimento nella scuola, nella famiglia, nelle istituzioni e nelle interazioni e relazioni tra di loro.
- Sensibilizzare tutti gli attori coinvolti sui fattori emozionali, cognitivi e comportamentali che interagiscono e influenzano il benessere personale, di coppia, familiare e sociale. Scopo del programma è permettere a tutti i partecipanti di riconoscere nel proprio ruolo, alunni, genitori, insegnanti, operatori sociali e istituzionali, l’esistenza di una responsabilità specifica, condivisa e interattiva che di ognuno fa un attore determinante al benessere individuale e comune. (lo aggiungerei qui: *)
- Coinvolgere tutti gli attori in un processo creativo in cui ciascuno dal suo punto di vista, possa sviluppare e proporre visioni future delle relazioni affettive e del proprio progetto di vita lavorativa, sociale, relazione e familiare.
OBIETTIVI SPECIFICI
- Attraverso il cambiamento della propria visione personale, la comprensione e condivisione dell’opinione degli altri e dunque dell’intero sistema far si che tutti gli attori diventino agenti di cambiamento, lavorando insieme in modo costruttivo e liberando prospettive ed energie fino ad ora inimmaginabili.
- Coinvolgere tutti gli attori in un processo di riflessione su come una tradizione culturale patriarcale e maschilista possa legittimare, anche inconsapevolmente, relazioni di potere e di disuguaglianza tra uomo e donna.
- Permettere ai diversi attori coinvolti di costruire progetti di vita futuri a partire da un terreno comune, superando vecchi schemi, problemi e conflitti presenti e concentrandosi sulle prospettive positive di un futuro progettato, sviluppato e desiderato insieme.
- Promuovere un modello di relazione sociale e affettiva che sia improntato sull’appartenenza, e che promuova il rispetto, il mantenimento e lo sviluppo delle specificità individuali, e dunque il superamento di un modello di relazione fondato sul possesso dell’altro, considerato più un oggetto che una persona.
- Promuovere un’educazione alle emozioni che insegni a riconoscerle ed esprimerle più che ad agirle e che favorisca, anche nei bambini maschi, il riconoscimento di emozioni come paura, tristezza ed empatia, stigmatizzate da una cultura patriarcale e maschilista come segnali di debolezza e fragilità.
- Attraverso il lavoro in gruppi misti, permettere ai partecipanti di superare reciproci pregiudizi e barriere psicologiche, sperimentare valori comuni e scoprire una somiglianza emotiva e di storie comuni, con l’accettazione dei diversi punti di vista. Questo crea un terreno comune e rende chiaro, nonostante le differenze, che viviamo in un mondo comune con problemi condivisi. Così facendo si creano le basi per un clima di interesse e comprensione reciproca, dove allargare gli orizzonti, abbattere proiezioni e modelli comportamentali e di pensiero stereotipati.
- Costruire un campo informativo completamente nuovo, riunendo tutti gli attori, facendoli lavorare attraverso la loro storia in gruppi mutevoli e orientati al compito, analizzando il presente, creando visioni comuni per il futuro, elaborando piani d’azione concreti.
- Attivare processi di integrazione e sviluppo sociale per incentivare una maggiore responsabilizzazione di tutti gli attori al fine di favorirne il coinvolgimento.
- Favorire l’espressione e l’accettazione del punto di vista tutti gli attori, considerando ognuno come esperto della sua sezione, in modo da far sì che tutto il sistema si metta in moto, e porti alla creazione di un cambiamento attraverso la sua propria auto-organizzazione.
- Portare tutti gli attori a riflettere su quali passi concreti sono possibili verso il futuro desiderato congiuntamente. Creare gruppi funzionali (amministrazione, operatori sociali, condomini, istituzioni, gruppi di interesse comune, team di insegnanti, alunni, genitori, ecc.) o gruppi di progetto generali che, a seconda delle situazioni concrete, possano elaborare progetti concreti, fasi di implementazione, ecc. e raggiungere un accordo su chi vuole implementare cosa, quando, dove, in quali tempi, con chi, con quale supporto.
MODALITA’:
Il programma è composto di interventi che partono da gruppi di persone che condividono interessi o problematiche comuni (p.e. scuola, quartiere, istituzioni, parrocchie, forze dell’ordine, impiegati privati/pubblici…) attraverso pratiche finalizzate allo sviluppo di un maggiore senso civico (p.e. laboratori esperienziali open-space). Verrà prestata particolare attenzione sugli aspetti positivi e piacevoli delle relazioni e della vita comune. Verranno enfatizzate le soluzioni e le possibilità di benessere con l’intento di rinforzare una visione delle opportunità e potenzialità, per contrastare l’atteggiamento disfattista e vittimista spesso involontariamente al centro dell’attenzione delle persone coinvolte.
In una seconda fase prevediamo di mescolare tutti gli attori dei diversi gruppi in gruppi misti intergenerazionali e inter-funzionali in modo da unire e coordinare le idee e le energie emerse e attivate nella prima fase, arricchendole in una visione d’insieme che porti a modellare collaborativamente il futuro e la creazione di una nuova cultura, che possa mettere in moto l’intero sistema e interrompere la prosecuzione di un’eredità patriarcale che passa attraverso le generazioni.
Anche in questa fase verrà prestata particolare attenzione sugli aspetti positivi e piacevoli delle relazioni e della vita comune (p.e. laboratori esperienziali open-space).
Momento fondamentale è l’evento di chiusura dei laboratori, in cui tutti i progetti di attuazione saranno presentati pubblicamente. Un momento di festeggiamenti, condivisione, ma soprattutto di impegno concreto di presa in carico da parte di tutti gli attori coinvolti di un processo di trasformazione comunitario, in cui ognuno si possa sentire parte attiva di un processo di cambiamento e di trasformazione non solo personale, ma familiare, sociale, istituzionale.
Prevenzione Secondaria
A CHI E’ RIVOLTA?
La prevenzione secondaria si rivolge a tutti coloro che, pur vivendo alcune forme di violenza, agita o immaginata, hanno difficoltà a riconoscersi come maltrattanti o come vittime e non hanno sviluppato una esigenza di cambiamento. Si rivolge anche ai diversi possibili soggetti invianti che appartengono alla rete territoriale anti-violenza, come personale scolastico, medici, psicologi, assistenti sociali, avvocati e forze dell’ordine, attraverso un processo di formazione e sensibilizzazione sui segnali della presenza o della possibile evoluzione della violenza nella relazione, e sugli stereotipi e i modelli culturali e di linguaggio che rendono difficile riconoscere una violenza potenziale, agita o subita.
OBIETTIVI
Obiettivi Generali
- Attivare un processo culturale ed educativo che permetta di promuovere la consapevolezza di modalità potenzialmente violente di relazione agite o subite, nei diversi contesti (familiare, scolastico, lavorativo e sociale), e in particolare di quelle forme di violenza potenziale non facilmente riconoscibili in quanto ascrivibili a modelli culturali patriarcali e maschilisti radicati socialmente.
- Sviluppare una intenzione al cambiamento a partire dalla capacità di riconoscere la problematicità dei propri comportamenti e relazioni, anche quelli non palesemente violenti, ripensandoli come non violenti e più soddisfacenti.
- Attivare un processo di formazione e sensibilizzazione della rete inviante che permetta di riconoscere precocemente i segnali della presenza o della possibile evoluzione della violenza nella relazione.
- Offrire alla rete inviante formazione e indicazioni sulle possibilità e modalità di intervento possibile nei contesti di violenza potenziale o già presente.
- Creare un contesto culturale e sociale che permetta di superare la semplice stigmatizzazione del comportamento violento e di sviluppare la comprensione del vissuto di sofferenza che sta all’origine.
Gli obiettivi specifici sono:
Aiutare:
- Le persone che agiscono o subiscono qualche iniziale forma di violenza a riconoscerla e a diventare consapevoli di come la loro storia e educazione culturale li ha portati a considerare normali comportamenti potenzialmente violenti.
- Le persone che agiscono o subiscono qualche iniziale forma di violenza, a diventare consapevoli della propria storia e di come questa li abbia condotti alle difficoltà che vivono nella propria vita di coppia.
- Le persone che agiscono o subiscono qualche iniziale forma di violenza a riconoscere, nominare ed esprimere le proprie emozioni, intenzioni e desideri, piuttosto che agirle attraverso comportamenti violenti e distruttivi.
- Intraprendere un percorso di cambiamento anche culturale che li aiuti a diventare consapevoli del rischio di violenza insito in alcuni comportamenti finora socialmente accettati.
- Comprendere e fare propri i principi di responsabilità, senso civico e legalità.
- Fornire a tutti i possibili soggetti invianti, parte della rete territoriale antiviolenza, come il personale scolastico, quello medico, gli avvocati, gli psicologi e gli assistenti sociali, supporto e formazione per imparare a riconoscere gli indizi della possibilità di emersione di un contesto di violenza o di evoluzione della stessa, e indicazioni chiare in caso di invio e di intervento.
- Attraverso progetti specifici nei diversi contesti sociali e relazionali, aiutare i diversi attori a riflettere sull’impatto che la cultura patriarcale, i comportamenti associati alle differenze di genere, i modelli relazionali acquisiti o dati per certi esercitano rispetto alla capacità di riconoscere una violenza potenziale in comportamenti, modi di pensare e atteggiamenti considerati innocui e accettabili.
- Attraverso progetti specifici, attivare un processo culturale di riflessione sull’importanza dei linguaggi, nei media, tra i giovani, nella vita quotidiana, nel veicolare e legittimare la violenza di genere, in forme spesso difficilmente riconoscibili.
Gli obiettivi specifici del lavoro sugli uomini autori di violenza sono:
Aiutare gli uomini a:
- Diventare consapevoli della propria storia e di come questa li abbia condotti alle difficoltà che vivono nella propria vita di coppia.
- Riconoscere, nominare ed esprimere le proprie emozioni, intenzioni e desideri, piuttosto che agirle attraverso comportamenti violenti e disruttivi.
- Intraprendere un percorso di cambiamento diventando consapevoli e assumendosi la responsabilità dei propri comportamenti violenti.
- Costruire una vita soddisfacente trovando alternative al proprio comportamento violento e utilizzando le proprie risorse nell’amorevolezza inespressa.
- Impegnarsi in un progetto di vita che sia coerente con le loro aspirazioni, competenze e talenti, in modo da ridurre l’alto tasso di recidiva tra gli autori di comportamenti violenti.
- Comprendere e fare propri i principi di responsabilità, senso civico e legalità.
METODOLOGIA
Il percorso si articola in incontri psicopedagogici di rieducazione e di psicoterapia individuale e di gruppo. S’intende utilizzare una metodologia multidisciplinare che ha come focus la persona e la relazione.
L’intento è di mantenere continuità nel percorso e creare reti con professionisti di altre realtà, private ed istituzionali (CAV, Tribunali, Servizi Sociali, Studi legali ecc.) per garantire un intervento completo e strutturato nell’interesse della collettività.
I colloqui preliminari serviranno non solo a costruire insieme alla persona il percorso, ma sono anche volti ad aprire uno spazio di parola per lavorare sulla domanda, mettendo in luce la motivazione che spinge la persona a intraprendere questo percorso.
ATTIVITÀ
Il programma si articola in colloqui di consulenza di prima accoglienza, percorsi psicopedagogici, psicoterapia individuale, di gruppo e laboratori creativi. L’intero percorso ha una durata di sei mesi e un successivo follow up della durata di almeno sei mesi.
Le attività riguarderanno:
- Colloqui di consulenza di prima accoglienza: lo scopo è fornire informazioni sul percorso, creare un rapporto di fiducia con gli operatori e iniziare il processo di contrasto ai comportamenti violenti.
- Anamnesi e assessment diagnostico per la valutazione dei comportamenti, delle abilità e della personalità dell’utente.
- Psicoterapia individuale e di gruppo: incontri tra persone con storie diverse, vissuti unici, ma unite nell’esperienza. La psicoterapia offre uno “spazio” di ascolto, accoglimento e comprensione reciproca e presa in carico della propria responsabilità nei comportamenti violenti attraverso la condivisione di esperienze, pensieri ed emozioni. Mira ad ampliare la consapevolezza dei propri vissuti, l’accettazione di sé e dell’altro attraverso la sospensione del giudizio, l’espressione delle emozioni e la creazione di una relazione di fiducia.
- Laboratori psicoeducativi: momenti di sperimentazione e condivisione di vissuti attraverso attività creativo – espressive (drammatizzazione espressiva, lavoro sul corpo, lavoro sulla narrazione di sé, lavoro sullo sviluppo dell’empatia …) che forniscono la possibilità di raccontarsi, esprimersi senza giudicarsi e giudicare, favorendo l’ascolto di sé e della propria esperienza emotiva.
- Laboratori e colloqui dedicati alla costruzione di un progetto di vita orientato alle loro aspirazioni, competenze e talenti, in modo da ridurre l’insoddisfazione e la frustrazione che favoriscono l’escalation della violenza e l’alto tasso di recidiva.
FOLLOW-UP
Nella fase post- progetto sono previsti momenti d’incontro con le persone coinvolte nel programma e, su richiesta, sedute di psicoterapia individuale e /o di gruppo.
Gli incontri di follow-up sono finalizzate al rafforzamento delle competenze acquisite, al confronto e al superamento delle difficoltà residue, alla testimonianza nel gruppo della propria esperienza di percorso.
LA NOSTRA EQUIPE
L’equipe della Cooperativa Sociale Epsylon comprende psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, educatori, avvocati con esperienze e competenze pluridecennali nell’ambito del lavoro sulla violenza di genere, devianza, discriminazione, bullismo e addiction, nonché della prevenzione e della promozione del benessere.
MODALITA’:
Il programma si articola in una serie di laboratori in cui alunni, genitori, insegnati, operatori sociali…, utilizzando una metodologia creativa e multidisciplinare, che ha come focus la persona e la relazione, operino una riflessione comune su quanto una cultura di sopraffazione di pregiudizi sia presente in forme sottili e non riconoscibili, anche in coloro che per formazione personale e culturale si sentono esenti da essa.
I contenuti emersi porteranno alla produzione di reel (brevi video) in cui, anche in forma giocosa, si possano palesare tali comportamenti o atteggiamenti e contemporaneamente proporre alternative di comportamento e linguaggio improntate al rispetto dell’altro e alla parità.
Verranno poi creati dei canali dedicati sulle principali piattaforme social-network, in cui i video saranno inseriti e diventeranno fruibili da un target sempre più ampio.
Il programma si articola inoltre in una serie di incontri di formazione in presenza e online rivolti in maniera specifica ai diversi soggetti invianti che fanno parte della rete territoriale anti-violenza, con lo scopo di fornire strumenti per il riconoscimento precoce delle diverse possibili forme di violenza, nonché per la possibilità di procedere ad invii e di attivare percorsi di intervento. Tra i materiali di formazione verranno utilizzati anche i reel creati dai partecipanti ai laboratori.
Prevenzione Terziaria
A CHI È RIVOLTA?
Il programma psico-educazionale e psicoterapeutico per maltrattanti “UOMINI MODERNI” è rivolto a uomini autori di comportamenti violenti, che vogliono confrontarsi con i propri problemi e porre fine ai comportamenti aggressivi. È uno spazio in cui affrontare ciò che li turba e li allontana dall’essere padri e compagni amorevoli e attenti, e sviluppare modalità diverse di stare in relazione costruendo un progetto di vita.
OBIETTIVI
Gli obiettivi generali del lavoro sugli uomini autori di violenza sono:
- Interrompere l’escalation di violenza già dai primi segnali.
- Offrire a chi ha già ricevuto una condanna una reale possibilità di rieducazione.
- Ridurre l’alto tasso di recidiva lavorando su un nuovo progetto di vita e sul principio di responsabilità.
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